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TURISMO SOCIALE - Arnaldo Alberti (2023)

 

Poco conosciuto, ma non meno distruttivo per l’identita` delle persone che lo praticano e soprattutto per chi ne subisce gli effetti, e` il turismo sociale. Il termine e` usato soprattutto con riferimento a programmi e aspirazioni tendenti a un miglioramento delle condizioni di vita delle societa` povere del terzo mondo, prima spogliate dal colonialismo eurocentrico, poi dalle multinazionali il cui capitale infinito ha continuato a produrre gli stessi effetti del saccheggio degli europei nel XIX e nel XX secolo. In questo caso si constata, da un lato, una critica, anche severa, alle ONG che nel Mediterraneo si occupano di salvare migliaia d’immigrati, in maggioranza giovani che privano il loro Paese nativo di forze ed energie indispensabili per la sua riabilitazione; dall’altro, l’insicurezza e l’incertezza, in chi sceglie di praticare il turismo sociale, che suscita la riflessione, indipendentemente se profonda o superficiale, sul nostro stato di poverta` e miseria nel XIX secolo, quando da noi nessuno e` venuto con sinceri propositi umanitari ad aiutarci.  

Mi meraviglia la sorpresa con cui il pubblico ha recepito il problema sul caso sorto in seguito al rifiuto di Ignazio Cassis di pubblicare il rapporto concernente Pierre Kra¨henbu¨hl. A mio parere il problema va letto mettendo da parte le emozioni e ana- lizzando lucidamente il comportamento del “nostro” consigliere federali sotto la luce di tre aspetti distinti. Lo faccio sommaria- mente per non sperperare tempo prezioso su cose che si sono dette e ripetute centinaia di volte. La strategia attuale di Israele, il solo paese (con il Vaticano) fondato costituzionalmente su una razza e una religione, e` ispi- rata e giustificata dalla Bibbia. Il mito di Gerico, che compor- ta l’annientamento totale del nemico, e` un principio strategico prioritario per il governo e la destra israeliana. L’UNRWA e` un ostacolo (debole come lo e` l’ONU) da rimuovere perche´ sostiene un nemico (il popolo palestinese) che si vuole eliminare o con l’espulsione o con un genocidio, entrambi giustificati e ispirati dagli USA. Israele segue il modello culturale statunitense del massacro dei nativi americani e quello della creazione delle ri- serve che gia` ora in Palestina si delimitano con precisi confini. Un tempo i palestinesi sono stati sostenuti dal mondo arabo attra- verso una Lega mai andata d’accordo e che ora si sta dissolven- do. Per i palestinesi e` la disperazione. Dick Marty lo sa perche´ e` stato in Palestina. Da questa situazione gli USA prendono due piccioni con una fava: hanno un feroce cane da guardia nucle- are nel mondo arabo che salvaguarda i loro interessi e possono giustificare i loro due genocidi: quello dei nativi e quello degli schiavi neri, genocidi messi costantemente a tacere dal polvero- ne sempre attuale sollevato dall’Olocausto.  

 

 

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